Rob, giovane americano di buone
speranze (Michael Stahl-David) è sul punto di andare in Giappone per motivi di
lavoro. I suoi amici – più o meno stretti, ex fidanzata compresa (la graziosa Odette Yustman )
– gli organizzano una festa a sorpresa a Manhattan: ma questa sarà bruscamente
interrotta da paurosi eventi catastrofici causati da un colossale mostro spuntato
dal mare (una specie di piovra-crostaceo) che metterà a ferro e fuoco la città. Hud , incaricato
di girare un filmino di addio per Rob, immortalerà gli eventi con la
videocamera del fratello del festeggiato.
Cloverfield è innanzitutto un’abilissima operazione di pervasivo battage pubblicitario, durato svariati
mesi nel 2007, che ha solleticato non poco l’attenzione dei fan – e non solo –
di J.J. Abrams (produttore del telefilm Lost
e regista di Mission: Impossible – III),
vero padre della pellicola più del regista Matt Reeves, che confeziona una
miscela mozzafiato – e nauseabonda sul grande schermo per la maggior parte
degli spettatori – di horror,
fantascienza, catastrofico e (sorpresa!) sentimentale, che paradossalmente è la
componente dominante in quanto giustifica il senso delle azioni del
protagonista e dei suoi amici. Comunque, quel che rende Cloverfield un monster-movie
degno di nota, sorta di Godzilla
dell’era di YouTube, è la forma: se la storia può essere
criticabile perché tutt’altro che inedita, quel che la rende potabile è il modo
in cui essa ci viene messa dinanzi agli occhi, ovvero mediante acrobatiche
riprese in soggettiva catturate da una videocamera digitale per uso
amatoriale. Chiaramente il film non è stato girato con una di esse, ma la resa
è tutto sommato verosimile (appaiono evidenti i tentativi di far apparire
instabili o frammentarie le riprese, opera del poco esperto amico del
protagonista). In definitiva, nonostante alcune scelte criticabili e necessarie
(cosa ha risvegliato il mostro? La videocamera è indistruttibile?), conta quel
che Cloverfield dice: e, dato il
punto di vista, lo dice benissimo. Il finale, poi, è coraggioso e coerente.
Il nome del film è lo stesso
dell'area di New York nota come "Central Park" prima degli
eventi.
CRITICA: «««
VISIONE CONSIGLIATA: I
