Il diciottenne Jamal (Dev Patel)
sta vivendo un sogno: è ad una domanda dal premio più alto (20 milioni di
rupie) del programma TV noto in tutto il mondo Chi vuol essere milionario?: potrebbe vincere il bottino oppure
tornare a casa – quale casa? – senza un soldo. Proveniendo dagli slums (cioè dalle baraccopoli) di Mumbai,
si ritrova ad essere l’idolo di milioni di persone nella sua stessa situazione
socioeconomica. Ma quello che più preme a Jamal è rincontrare la sua amata
Latika (Freida Pinto), nel suo cuore sin da quando era bambino: rivederla non
sarà facile, anche per colpa della polizia, che lo ritiene un imbroglione.
Dopotutto, come può un poveraccio di Mumbai conoscere 19 risposte su 20 in un
quiz che ‘boccia’ professori e professionisti? Ecco allora che la risposta
finale avrà doppia valenza: permetterà di conquistare ricchezza ma soprattutto
l’introvabile Latika.
L’ultima fatica di Danny Boyle
non fa altro che confermare il talento del regista di Manchester, che stavolta adotta
una sceneggiatura non originale di Simon Beaufoy (già autore di quella di Full Monty, e non del fido Alex Garland)
basata sul romanzo Le 12 domande
dell’indiano Vikas Swarup. La struttura narrativa del libro è riportata nel
film, per cui ad ogni domanda del quiz lo spettatore/lettore viene a conoscenza
della risposta tramite un flashback
riguardante la vita del protagonista, ripercorsa a singhiozzo sin da quando era
bambino. E così Boyle si diverte a (de)costruire un bildungsroman al curry in
cui convivono felicemente – per noi – melodramma, orrore, avventura, miseria,
ragione e sentimento. Un po’ come nei Bollywood
movies (attenti ai titoli di coda…). Tecnicamente, la pellicola si adegua a
tale ‘contrastante’ contenuto, optando per un impressionante montaggio
mozzafiato e per inquadrature ‘fuori bolla’ (nella maggior parte dei casi).
Sembra quasi un videoclip d’autore. Nonostante tutto (passi falsi o svariate
leggerezze), Boyle fa centro. Non resta altro che lasciarsi rapire da questo
emozionante e coloratissimo quadro dal dinamismo dirompente.
CRITICA: ***
