Una tribù di cacciatori di mammut accoglie una bambina dagli occhi blu, unica superstite della propria, decimata da un popolo violento e progredito (dai tratti mediorientali…). La piccola Evolet , divenuta donna (interpretata da Camilla Belle – di nome e di fatto – e già vista in Chiamata da uno sconosciuto e nella pubblicità del Nescafé, in cui non vuole l’autografo da Clooney) e da sempre smisuratamente amata dal cacciatore D’Leh (Steven Strait), viene rapita dagli stessi autori della strage della sua infanzia: al che, il suo uomo metterà insieme tutti i popoli oppressi che incontrerà lungo il cammino per liberarla e per sconfiggere il nemico.
Il ritorno sul grande schermo di Roland Emmerich (Independence Day; L’alba del giorno dopo) è nel segno dell’ingenuità dei vecchi “sandaloni” e simili made in Cinecittà: spiccano cambi di location incredibilmente bruschi, civiltà evolute degne di epoche successive, animali estinti affamati di uomini, sciamanesimo fantasy. L’accozzaglia di topoi sfacciatamente mutuati da 300 (anch’esso prodotto dalla Legendary Pictures), Apocalypto e Stargate (dello stesso Emmerich) è talmente spinta da non poter essere involontaria. Fortunatamente la pellicola dura poco, non si prende sul serio ed intrattiene grezzamente: al termine si ricorderanno un paio di occhi blu, paesaggi splendidi e bestie digitali di ottima fattura. Nemmeno una goccia di sangue.
CRITICA: *1/2
VISIONE CONSIGLIATA: T