Ian (Ewan McGregor) e Terry
(Colin Farrell) sono due fratelli accomunati dalla voglia di riscatto sociale:
il primo – innamorato di un’attricetta libertina (l’esordiente Hayley Atwell) –
aiuta il padre nel ristorante di famiglia; il secondo è un meccanico – alle
soglie del matrimonio – finito nel tunnel dell’alcol e delle scommesse.
Entrambi vorrebbero dare stabilità alla propria precaria situazione economica:
un potenziale aiuto giunge tempestivamente dallo zio d’America, Howard (un
sempre grande Tom Wilkinson), che in cambio di un lauto ricompenso chiede che
venga “eliminato” un suo ex-collega linguacciuto. Tragico epilogo.
La terza pala del trittico
londinese alleniano è una specie di cupo ‘fratello minore’ di Match Point, col quale condivide alcune
tematiche (denaro o dignità personale; il rimorso; la Giustizia; l’esistenza di
Dio), senza che però esse vengano sviluppate con la stessa profondità. Anche il
plot è decisamente più semplice, e
lascia talvolta l’impressione di tirar troppo per le lunghe alcune prevedibili
situazioni. Fortunatamente il quadro è impreziosito dalle musiche di Philip
Glass e dalla splendida fotografia del maestro ungherese Vilmos Zsigmond (Incontri ravvicinati del terzo tipo).
CRITICA: ***
